Il SETTORE ICT è in crescita in FVG
Un comparto ben diversificato per i settori di sbocco serviti, con la previsione di un volume di vendita positivo, in sintonia con la storia dell’ultimo decennio quando, dal 2009 al 2019, questo mondo è cresciuto dell’8,8% in termini di localizzazioni attive e ha consolidato i percorsi di ampliamento delle aziende nate nei primi anni Duemila, il periodo d’oro delle aziende dot.com.
Si presenta così l’imprenditoria dell’Ict in Friuli Venezia Giulia in FVG Digitale – Le imprese digitali in Friuli Venezia Giulia, Report 2021, il primo rapporto sistematico dedicato a quest’area promosso dal Cluster Ditedi, realizzato con un lavoro congiunto tra docenti dell’Università di Udine e quella di Trieste e la cui presentazione è avvenuta giovedì 8 luglio, in modalità online. Il documento analizza nella molteplicità dei suoi aspetti un settore divenuto ancora più cruciale durante la pandemia da Covid-19.
L’indagine alla base del Report ha coinvolto un centinaio di aziende Ict del Friuli Venezia Giulia, attive nella produzione di hardware, software e dei servizi. I dati sono stati raccolti attraverso una survey tra luglio e novembre 2020 agendo su ampia scala – imprese con fatturato tra 250mila e 50 milioni di euro -, cui sono state affiancate dodici interviste in profondità ad altrettanti imprenditori.
“Il lavoro svolto dai docenti delle Università di Udine e Trieste è fondamentale per capire lo stato dell’arte del settore Ict regionale” afferma il project manager del Cluster, Francesco Contin. “Abbiamo voluto fare una fotografia dell’esistente, anche alla luce dell’impatto che il Covid-19 ha avuto sull’economia. L’analisi condotta ha permesso di inquadrare meglio le dimensioni e la portata economica del comparto, indagando le dinamiche di crescita e le strategie di approccio al mercato e ci fornisce alcuni spunti di riflessione utili ad impostare future azioni di supporto e politiche di intervento”.
Tra queste, soprattutto “la formazione delle nuove generazioni, anche e soprattutto femminile – prosegue il direttore -, con ancora pochi diplomati e laureati per rispondere alle esigenze attuali e future delle imprese e la formazione manageriale degli imprenditori stessi che incide sulle dinamiche di crescita e internazionalizzazione delle imprese e sulla capacità di attrarre e valorizzare le competenze e i talenti a disposizione, attraverso welfare aziendale e politiche di retention del personale, per esempio”.
Il quadro che emerge dal report è molto variegato. Dal punto di vista delle risorse umane, il comparto Ict spicca per l’elevata presenza di personale avente un titolo di formazione elevato, con una percentuale media pari al 36,1% degli addetti del campione.
Prevalgono le lauree in discipline informatiche (presenti nel 70% delle imprese) ed economico/giuridiche (presenti nel 40% delle imprese) ma si evincono anche specializzazioni in aree umanistiche, presenti nel 30% delle imprese. Poche ancora le donne che lavorano nel comparto; all’interno del campione sondato in media sono il 19,5%. Un dato basso, ma comunque in linea con i valori che si registrano a livello europeo. Le imprese tra i 10 e i 25 dipendenti rappresentano la fascia più consistente (44,2%), ma è significativa anche la componente di imprese medio-grandi dimensioni (con più di 50 dipendenti), pari cioè al 9,3%. Il 42% del fatturato medio è prodotto in regione, il 48,4% nel resto del mercato italiano, mentre l’export diretto per ora rappresenta meno del 10%.
Il Report mette a fuoco anche il comportamento delle aziende Ict durante il periodo della pandemia, per concludere che riguardo al modello di business in questo periodo le aziende sembrano aver giocato in difesa, modificando marginalmente il proprio modello. Hanno invece giocato all’attacco a fianco dei propri clienti, aiutandoli a ripensare i loro modi di lavorare e di vendere da remoto.
Il rapporto promosso da Ditedi è il primo del genere ed è destinato ad avere un seguito. “Con il supporto della Regione Fvg, Ditedi ha l’intenzione e l’obiettivo di non lasciare questo evento isolato – conferma Contin – ma di proseguire con l’attività di analisi, approfondendo alcuni punti e aspetti dello studio compiuto.
L’idea è di creare un appuntamento fisso (annuale o biennale) per monitorare lo stato di salute e la crescita del settore e far emergere i punti di eccellenza e le necessità delle imprese Ict regionali”.
(Realtà Industriale n. 7 Luglio-Agosto 2021)
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